sabato 24 marzo 2012

E' ARRIVATA UCCJA'......la lampada fatta da cannucce colorate riciclate! Basso costo massimo impatto ;-) by CoccoilCreativo































Uccjà è stata la prima parola detta da Matteo, mio nipote di tre anni, osservando un mucchio di cannucce fuoriuscire da un sacco di rifiuti durante una delle nostre consuete passeggiate domenicali. Con mia grande sorpresa, quel bambino, non mi indicava solo cannucce colorate disordinatamente riposte, ma osservando con i suoi occhi avidi quello strano accostamento di colori che sentiva propri, mi indicava la strada per l’ideazione di un nuovo progetto-oggetto. Avevo già letto di lampade create con delle cannucce riciclate ma l’idea di disegnarne e produrne una che potesse evocare la mia città mi intrigava. Lessi in quella parola colorita e storpiata dal’innocenza gli stessi colori che chi come me è cresciuto e vive in questa città, osserva quotidianamente muovendosi per i suoi vicoli. Una città che ha fatto del colore la sua peculiarità, un colore che è presente nei sentimenti di un popolo unico, nei colori della pelle della gente che oggi la abitano, nelle sfumature che puoi osservare ascoltando il suo dialetto. Lo diceva anche il grande Eduardo De Filippo in una delle sue più celebri poesie ‘O culore d’e pparole nella quale il poeta in ogni parola affermava di leggere i diversi colori di un modo di essere unico: ” Quant’è bello ‘o culore d’e pparole…….Tu liegge e vide ‘o blù, vide ‘o cceleste, vide ‘o russagno, ‘o vverde, ‘o ppavunazzo,te vene sotto all’uocchie ll’amaranto…..” Nella lampada Donna UCCIA’ (termine, tra l’altro, che ricorda l’abbreviazione di nomi napoletani come Rafiluccia, Carmeluccia, etc.etc.) e soprattutto nel suo paralume, ho cercato di sintetizzare i colori di un linguaggio unico, un linguaggio positivo, colorito “POLICROMIA=ALLEGRIA" fatto di gesti quotidiani che appartengono alla nostra città, e sono parte della nostra identità. Creare una lampada che facesse colloquiare diversi materiali è stato il mio obbiettivo, un oggetto che nella sua apparente semplicità nascondesse però una ricchezza di significati legati alla città di Napoli. Delle cannucce colorate, incollate ordinatamente secondo una partitura precisa e non casuale, si presentavano come un ottimo materiale con cui interagire e rappresentare in sintesi un modo di essere unico, diciamo colorito. Questo ''materiale apparentemente povero” si è rivelato, nel’ideazione della lampada, con delle caratteristiche di modularità, trasparenza e resistenza davvero sorprendenti, donando all’oggetto ideato flessibilità nella sua conformazione e possibilità cromatiche uniche. Allora, quale migliore materiale per sintetizzare i colori di una città unica al Mondo? Una lampada che rievocasse immagini e gesti quotidiani come il calare la pasta nella famosa caccavella “pentola”, oppure la passione per il mare (I ricci) o per la meraviglia del suo sole, ed ancora la malattia per il gioco. Un materiale rappresentativo della cultura usa-e-getta nella quale viviamo che, con i tempi che corrono, vorremmo dichiarare definitivamente OUT. La lampada da comodino Donna UCCJA’ fa dell’ingegnoso riutilizzo di diversi materiali e di questa frivola figlia del petrolio la sua principale peculiarità. L’originalità del prototipo però, non sta solo nel riutilizzo di cannucce colorate, applicate ad un vecchio paralume, o nel’utilizzo stesso delle cannucce, scelta che ha già ispirato e attirato, gli avveniristici progetti di alcuni eco-designers, quanto, nell’INGEGNO del CREATIVO e nei suoi SIGNIFICATI ovvero: - nella possibilità di lasciare al fruitore la LIBERTA’ di RIDISEGNARE la lampada attraverso IL GIOCO di curvare le cannucce secondo la propria creatività o il diverso MOTAGGIO del paralume; - nella rievocazione di immagini care alla nostra cultura ogni qual volta la lampada viene ridisegnata. - ed infine nella capacità di donare all’ambiente in cui essa è collocata, un tocco di originalità come segno distintivo di una cultura, quella partenopea, che pur essendo parte di un mondo globalizzato si presenta unica nel suo genere. CoccoilCreativo Gennaio 2012 

sabato 17 marzo 2012

UN CODICE A BARRE COLORATE da VEDERE!



di Bernard Buhler Architects, spotted via Architizer.
Ecco quello che intendo per uso intelligente del del colore, si tratta di un nuovo edificio sito in Francia a Bordeaux opera di BernardArchitects Buhler, che ho individuato per questa recensione tramite il portale di Architizer. L'edificio che va considerato nel suo contesto urbano, è costituito da superfici adibite ad uso residenziale e ad uso commerciale ed è parte di un'operazione chiamata "ARCOBALENO" un progetto di ristrutturazione urbana, che già solo a nominarlo fa sorridere, esso  si colloca tra l'ingresso del Parco Gran District, l'angolo di strada PortmannHuyard e Avenue Emile Counord a Bordeaux. Quest'opera rappresenta a mio modesto avviso, un edificio  fresco, che colpisce non solo per la sua sinuosità, ma anche per la straordinaria vivacità dei suoi colori. La sua sua forma, le sue curve sinuose, nonché il colore, ne fanno un'esempio di successo da emulare. Interessante l'utilizzo del vetro esterno colorato che funziona non solo per vivificare il sito urbano nel quale è collocato, ma anche l'edificio stesso è come se si trattasse di una serie di colori in continua evoluzione, come un codice a barre colorato immerso nel grigiore metropolitano....Un operazione di successo che vale la pena menzionare sul mio blog. By CoccoilCreativo


See many more images over at Architizer.

venerdì 9 marzo 2012

Quali sono i valori che collego alla creatività?
La   positività,  l’ottimismo, la  solidarietà,  e  la generosità. Si proprio la generosità perché dietro ogni  atto  creativo   qualunque esso sia,   si nasconde un “dono” un dono  da   fare  agli   altri.  Alla   base  di  una nuova architettura   o  di  un  nuovo    prodotto    di    design    credo   ci    sia  sempre la  convinzione di  poter   migliorare  la  propria   vita,  e  quella   di  ognuno  di   noi.   Anche  soltanto   attraverso  il  semplice    godimento  estetico del  più  semplice degli oggetti  ad   esempio  una TAZZA.  Non si  tratta  solo di  «progettare» qualcosa, con ogni mezzo, da qualsiasi parte del pianeta, ma è la  necessità  di  appartenere al mondo che ci circonda. Fortunatamente le professioni, così come canonizzate nel ’900 stanno scomparendo perché per lo più  non al passo con i  tempi e legate a vecchi  stereotipi che hanno letteralmente annientato  più  di   una generazione di giovani menti creative, colpevoli solo di essere nate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Credo nelle potenzialità di un’attività artistico culturale  sviluppata   nelle  community,  canale  ideale  per promuoversi,  confrontarsi  e  fare   network   attraverso   una   partecipazione  attiva  ai  social  network, e  a  portali  specializzati. Fare cultura  dà senso alla  vita  contemporanea,  così   come lo si attribuiva in passato  alle azioni  e  alla  vita  dei nostri avi. Fa parte  delle  nostre    propensioni.  Personalmente   mi    sorprendo   ancora  oggi   a  godere   delle  “buone”  idee avute  da  altri. Ed anche del controllo degli  strumenti  che  hanno utilizzato per esprimerle. Parlo  di  buone  idee, nel  campo  del  cinema,  in  letteratura e chiaramente nell’architettura e nel design. Per fortuna questo sentimento si trasforma sempre meno in invidia,   e  sempre   più   in   una  forte   spinta all’emulazione. 
Un’attività   culturale  qualunque  essa sia  crea comunità  e  senso di appartenenza,  e  questo  è visibile nelle cosiddette “tribù” antropologiche. Gruppi che condividendo  valori  culturali,  interessi  e  passioni, combattono il bigottismo latente della nostra società, e si mettono in discussione  senza  aver   paura  di  apparire   ed   essere criticati.  Fare cultura  quindi  fa  bene  non  solo  alla società ma anche , in un periodo di crisi economica come questo, alle  proprie tasche rappresentando un modo al passo con i tempi per fare business e promuoversi.  CoccoilCreativo


COCCOSTORE


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