mercoledì 28 marzo 2012
lunedì 26 marzo 2012
sabato 24 marzo 2012
E' ARRIVATA UCCJA'......la lampada fatta da cannucce colorate riciclate! Basso costo massimo impatto ;-) by CoccoilCreativo
Uccjà è stata la prima parola detta da Matteo, mio nipote di tre anni, osservando un mucchio di cannucce fuoriuscire da un sacco di rifiuti durante una delle nostre consuete passeggiate domenicali. Con mia grande sorpresa, quel bambino, non mi indicava solo cannucce colorate disordinatamente riposte, ma osservando con i suoi occhi avidi quello strano accostamento di colori che sentiva propri, mi indicava la strada per l’ideazione di un nuovo progetto-oggetto. Avevo già letto di lampade create con delle cannucce riciclate ma l’idea di disegnarne e produrne una che potesse evocare la mia città mi intrigava. Lessi in quella parola colorita e storpiata dal’innocenza gli stessi colori che chi come me è cresciuto e vive in questa città, osserva quotidianamente muovendosi per i suoi vicoli. Una città che ha fatto del colore la sua peculiarità, un colore che è presente nei sentimenti di un popolo unico, nei colori della pelle della gente che oggi la abitano, nelle sfumature che puoi osservare ascoltando il suo dialetto. Lo diceva anche il grande Eduardo De Filippo in una delle sue più celebri poesie ‘O culore d’e pparole nella quale il poeta in ogni parola affermava di leggere i diversi colori di un modo di essere unico: ” Quant’è bello ‘o culore d’e pparole…….Tu liegge e vide ‘o blù, vide ‘o cceleste, vide ‘o russagno, ‘o vverde, ‘o ppavunazzo,te vene sotto all’uocchie ll’amaranto…..” Nella lampada Donna UCCIA’ (termine, tra l’altro, che ricorda l’abbreviazione di nomi napoletani come Rafiluccia, Carmeluccia, etc.etc.) e soprattutto nel suo paralume, ho cercato di sintetizzare i colori di un linguaggio unico, un linguaggio positivo, colorito “POLICROMIA=ALLEGRIA" fatto di gesti quotidiani che appartengono alla nostra città, e sono parte della nostra identità. Creare una lampada che facesse colloquiare diversi materiali è stato il mio obbiettivo, un oggetto che nella sua apparente semplicità nascondesse però una ricchezza di significati legati alla città di Napoli. Delle cannucce colorate, incollate ordinatamente secondo una partitura precisa e non casuale, si presentavano come un ottimo materiale con cui interagire e rappresentare in sintesi un modo di essere unico, diciamo colorito. Questo ''materiale apparentemente povero” si è rivelato, nel’ideazione della lampada, con delle caratteristiche di modularità, trasparenza e resistenza davvero sorprendenti, donando all’oggetto ideato flessibilità nella sua conformazione e possibilità cromatiche uniche. Allora, quale migliore materiale per sintetizzare i colori di una città unica al Mondo? Una lampada che rievocasse immagini e gesti quotidiani come il calare la pasta nella famosa caccavella “pentola”, oppure la passione per il mare (I ricci) o per la meraviglia del suo sole, ed ancora la malattia per il gioco. Un materiale rappresentativo della cultura usa-e-getta nella quale viviamo che, con i tempi che corrono, vorremmo dichiarare definitivamente OUT. La lampada da comodino Donna UCCJA’ fa dell’ingegnoso riutilizzo di diversi materiali e di questa frivola figlia del petrolio la sua principale peculiarità. L’originalità del prototipo però, non sta solo nel riutilizzo di cannucce colorate, applicate ad un vecchio paralume, o nel’utilizzo stesso delle cannucce, scelta che ha già ispirato e attirato, gli avveniristici progetti di alcuni eco-designers, quanto, nell’INGEGNO del CREATIVO e nei suoi SIGNIFICATI ovvero: - nella possibilità di lasciare al fruitore la LIBERTA’ di RIDISEGNARE la lampada attraverso IL GIOCO di curvare le cannucce secondo la propria creatività o il diverso MOTAGGIO del paralume; - nella rievocazione di immagini care alla nostra cultura ogni qual volta la lampada viene ridisegnata. - ed infine nella capacità di donare all’ambiente in cui essa è collocata, un tocco di originalità come segno distintivo di una cultura, quella partenopea, che pur essendo parte di un mondo globalizzato si presenta unica nel suo genere. CoccoilCreativo Gennaio 2012
sabato 17 marzo 2012
UN CODICE A BARRE COLORATE da VEDERE!
di Bernard Buhler Architects, spotted via Architizer.
Ecco quello che intendo per uso intelligente del del colore, si tratta di un nuovo edificio sito in Francia a Bordeaux opera di BernardArchitects Buhler, che ho individuato per questa recensione tramite il portale di Architizer. L'edificio che va considerato nel suo contesto urbano, è costituito da superfici adibite ad uso residenziale e ad uso commerciale ed è parte di un'operazione chiamata "ARCOBALENO" un progetto di ristrutturazione urbana, che già solo a nominarlo fa sorridere, esso si colloca tra l'ingresso del Parco Gran District, l'angolo di strada Portmann, Huyard e Avenue Emile Counord a Bordeaux. Quest'opera rappresenta a mio modesto avviso, un edificio fresco, che colpisce non solo per la sua sinuosità, ma anche per la straordinaria vivacità dei suoi colori. La sua sua forma, le sue curve sinuose, nonché il colore, ne fanno un'esempio di successo da emulare. Interessante l'utilizzo del vetro esterno colorato che funziona non solo per vivificare il sito urbano nel quale è collocato, ma anche l'edificio stesso è come se si trattasse di una serie di colori in continua evoluzione, come un codice a barre colorato immerso nel grigiore metropolitano....Un operazione di successo che vale la pena menzionare sul mio blog. By CoccoilCreativo
venerdì 9 marzo 2012
Quali sono i valori che collego alla creatività?
La positività, l’ottimismo, la solidarietà, e la generosità. Si proprio la generosità perché dietro ogni atto creativo qualunque esso sia, si nasconde un “dono” un dono da fare agli altri. Alla base di una nuova architettura o di un nuovo prodotto di design credo ci sia sempre la convinzione di poter migliorare la propria vita, e quella di ognuno di noi. Anche soltanto attraverso il semplice godimento estetico del più semplice degli oggetti ad esempio una TAZZA. Non si tratta solo di «progettare» qualcosa, con ogni mezzo, da qualsiasi parte del pianeta, ma è la necessità di appartenere al mondo che ci circonda. Fortunatamente le professioni, così come canonizzate nel ’900 stanno scomparendo perché per lo più non al passo con i tempi e legate a vecchi stereotipi che hanno letteralmente annientato più di una generazione di giovani menti creative, colpevoli solo di essere nate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Credo nelle potenzialità di un’attività artistico culturale sviluppata nelle community, canale ideale per promuoversi, confrontarsi e fare network attraverso una partecipazione attiva ai social network, e a portali specializzati. Fare cultura dà senso alla vita contemporanea, così come lo si attribuiva in passato alle azioni e alla vita dei nostri avi. Fa parte delle nostre propensioni. Personalmente mi sorprendo ancora oggi a godere delle “buone” idee avute da altri. Ed anche del controllo degli strumenti che hanno utilizzato per esprimerle. Parlo di buone idee, nel campo del cinema, in letteratura e chiaramente nell’architettura e nel design. Per fortuna questo sentimento si trasforma sempre meno in invidia, e sempre più in una forte spinta all’emulazione.
Un’attività culturale qualunque essa sia crea comunità e senso di appartenenza, e questo è visibile nelle cosiddette “tribù” antropologiche. Gruppi che condividendo valori culturali, interessi e passioni, combattono il bigottismo latente della nostra società, e si mettono in discussione senza aver paura di apparire ed essere criticati. Fare cultura quindi fa bene non solo alla società ma anche , in un periodo di crisi economica come questo, alle proprie tasche rappresentando un modo al passo con i tempi per fare business e promuoversi. CoccoilCreativo
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